Anche se il binomio può apparire inconsueto, il cioccolato è in realtà un prodotto amico dell’Estate. Le moltiplicate ore di luce sono un’ottima occasione per godere del nostro immenso patrimonio naturale e, durante una passeggiata, un pezzetto di cioccolato è ideale per ritrovare la giusta energia.
In realtà, come ben spiega un interessante articolo del Corriere della Sera, 4 quadratini di cioccolato fondente sono considerati un ottimo snack in qualunque stagione, anche per chi vuole mangiare sano o seguire un regime dietetico ipocalorico.
Ma la cosa ancora più sorprendente è che il cioccolato si è rivelato un alimento giusto per preparare la pelle al sole.
Come spiega l’articolo di InformaSalus.it, infatti, il cioccolato, grazie alla sua composizione naturale ricca di polifenoli (antiossidanti), può essere utile a preparare il nostro corpo ad affrontare in modo naturale la stagione estiva.
L’importante è scegliere sempre un cioccolato di buona qualità e conservarlo correttamente in un luogo fresco e asciutto. Se si dovesse trasportarlo in borsa, o in uno zaino, può essere utile posizionarlo accanto a una bottiglietta di acqua molto fredda per conservarlo al meglio durante il tragitto.
Buona estate e buon cioccolato a tutti!
Siamo felici di ospitare oggi un articolo del carissimo Sacha Guerra che ci racconta le origini mitologiche del Cacao.
La Principessa Xoco – Disegno Originale di Lorena Laurenti
Il Cacao è sicuramente un vanto dell’America centro meridionale. Tant’è vero che la cioccolata era considerata una bevanda ad appannaggio solo dei ceti più elevati delle civiltà precolombiane. Abbiamo numerose testimonianze, dei periodi di dominazione Maya e Azteca, con le descrizioni del sovrano e dei suoi dignitari che consumano una bevanda derivata dai semi del cacao; bevanda insaporita in particolar modo con altri due ingredienti: la vaniglia e il miele.
Questo breve preambolo storico e socio-antropologico è necessario al fine di comprendere meglio l’importanza del Cacao presso tali antiche civiltà; in particolar modo il suo legame con la mitologia e la cosmogonia del popolo azteco.
Al cacao infatti si legano diversi miti, uniti dalla comune presenza del dio Quetzalcóatl: il Serpente Piumato, una delle principali divinità azteche, al cui credo si dovrà la futura conquista del “Nuovo Mondo”. Leggende che presentano anche una interessante somiglianza con i miti greco-romani di Prometeo e di Tantalo: ovvero la coraggiosa divulgazione di un dono prezioso appartenente al mondo degli dei che porterà a un doloroso sacrificio punitivo.
La prima leggenda narra che ai tempi in cui in Messico dominava Quetzalcóatl, un principe partì per la guerra e mise al sicuro le proprie ricchezze, dopo aver fatto giurare alla moglie Xoco di non rivelare a nessuno il segreto, a costo della sua stessa vita. Il tempo passava e il principe non faceva ritorno, ma la sua sposa gli rimaneva fedele. Una notte giunsero i nemici e la principessa Xoco preferì morire pur di non infrangere il suo giuramento. Il padre Sole e la madre Terra decisero che il sacrificio di Xoco dovesse essere ricordato in eterno. Trasformarono il corpo della giovane nel tronco di un albero, i suoi capelli in rami e in foglie, e il suo sangue in un frutto dai semi rossi, amari come il suo dolore e protetti da un guscio forte come il suo coraggio e la sua virtù: una metafora dell’amore stesso, sentimento che racchiude in sé gioia e sofferenza.
Secondo un altro mito Quetzalcóatl divenne il primo re degli Aztechi, insegnando agli uomini a raccogliere i frutti del Cacao e a macinarne i suoi semi, per ottenere una profumata bevanda da insaporire con erbe e spezie. Sotto consiglio del dio-re anche la divinità della pioggia Tlaloc e Xochiquetzal, la dea della fertilità, aiutarono gli uomini a beneficiare dei frutti della pianta divina. Quando la forma “umana” del Serpente Piumato si ammalò, gli altri dei, adirati perché aveva donato agli uomini un alimento riservato solo a loro, incaricano Tezcatlipoca, dio dell’Oscurità e astuto fratello dello stesso Quetzalcóatl, di punirlo. Tezcatlipoca convinse il dio a bere un liquido preparato da lui a base di pulque, un fermentato del succo dell’agave. La pozione rese ubriaco il dio Quetzalcóatl rendendolo ridicolo agli occhi degli uomini che gli voltarono le spalle. Una volta risvegliatosi Quetzalcóatl notò con enorme dispiacere che le piante di cacao, abbandonate dagli uomini, si erano rinsecchite. Infastidito e turbato, il Serpente Piumato lasciò per sempre la Terra scomparendo nel mistero al di là del mare. Prima della sua partenza però alcuni semi di cacao gli caddero dalle tasche e rigenerarono le piante di cacao.
Il dio promise che sarebbe tornato dal suo esilio nell’anno del Ce-acatl, con l’intenzione di riprendersi il proprio regno. Questo evento verrà mal interpretato da Montezuma II nel 1519, quando vide comparire delle navi all’orizzonte. Purtroppo non è il Serpente Piumato a presentarsi, ma uomini ammantati di metallo e strani bastoni tonanti, guidati da un bianco di nome Hernàn Cortés. Alle presunte divinità sono offerti preziosi doni quali: oro, argento, pietre preziose e cesti pieni di semi di cacao, che viene usato anche come merce di scambio, in quanto tesoro da difendere.
Quel che gli Aztechi non possono immaginare è che il cacao sarà ancora una volta dolce e al tempo stesso amaro. Viene infatti fatto conoscere nella “Vecchia Europa” con un successo che vive ancora oggi, ma al prezzo dell’atroce genocidio delle genti delle terre da cui proviene: falciate da guerre, razzismo, schiavitù, malattie e fanatismo.
Il Cacao per la seconda volta paga il prezzo della sua bontà con il sangue.
Lorena oggi ci invia la ricetta di una tortaricca e gustosa, ma al tempo stesso salutare e con pochi grassi! Stupite tutti unendo alla bontà del cioccolato un tocco di limone e verbena.
Ricetta per una tortiera da circa 24 cm di diametro.
Ingredienti per la base:
– 250 grammi di farina zero di grano tenero
– 160 grammi di zucchero di canna
– 200 ml di latte
– 80 ml di olio
– 2 uova intere
– 50 grammi di gocce di cioccolato Pacari
– 1 bustina di lievito per dolci
– 1 pizzico di sale
Per la crema:
– 200 ml di latte
– 1 tuorlo d’uovo
– 2 cucchiai di zucchero di canna
– 1 cucchiaio raso di farina zero di grano tenero
– La scorza di mezzo limone bio
Per la copertura:
– 100 grammi di cioccolato Pacari Ecuador Lemon Verbena Bio
– Latte o acqua quanto basta
– A piacere, un cucchiaio di zucchero aggiuntivo
Preparazione della base:
Sbattete le uova con lo zucchero, poi aggiungete l’olio. Amalgamate gradualmente con la farina fino a ottenere un composto denso, per poi unire poco a poco il latte. Concludete con il pizzico di sale e la bustina di lievito. Versate il composto, liscio e cremoso, in uno stampo apribile oliato e infarinato. Aggiungete le gocce Pacari solo a questo punto, per ultime, in modo che non “affondino” del tutto nell’impasto, e cuocete in forno preriscaldato a 180° per circa mezzora, o comunque fino a completa doratura. In base alla tipologia di forno, potete abbassare leggermente la temperatura e allungare i tempi di cottura.
Lasciate raffreddare completamente la base, poi toglietela dallo stampo, rovesciandola su un piatto, e tagliatela a metà.
Preparazione della crema:
In un pentolino dal fondo alto mettete a scaldare il latte con la scorza di limone ben lavata.
A parte sbattete il tuorlo con lo zucchero, fino a ottenere una crema chiara e spumosa. Aggiungere poi la farina, mescolando con cura.
Appena il latte bolle, togliete la buccia del limone e versatelo poco a poco, stando attenti a non fare grumi, nel composto di uova, zucchero e farina. Riportate il tutto sul fuoco continuando a mescolare fino a ebollizione. La crema ottenuta sarà morbida e vellutata. Mettetela in una ciotola fredda e ricoprite con pellicola da cucina. Attendete finché non sarà tiepida.
Preparazione della copertura:
Per prima cosa va preparata la bagna per la torta. Mettete a sciogliere a bagno maria 2/3 quadratini del cioccolato che userete per la copertura, una volta sciolti, aggiungete un po’ di latte o acqua, circa mezzo bicchiere.
Mescolate con cura riscaldando il tutto, poi, con l’aiuto di un cucchiaio, versate la bagna sui due lati del dolce. Riportate il pentolino sul fuoco, sempre a bagno maria, e mettete a sciogliere il resto del cioccolato, spezzettandolo prima. Nel frattempo spalmate tutta la crema sulla base e riunite la torta.
Quando il cioccolato sarà fuso, unite, poco a poco qualche cucchiaio di latte o acqua, in questo modo la crema ottenuta non si solidificherà completamente una volta raffreddata la torta, bensì resterà morbida.
Se gradite un gusto più dolce, aggiungere un po’ di zucchero e fatelo sciogliere bene. Appena il composto risulterà abbastanza fluido, toglietelo dal fuoco e versatelo sopra al dolce, aiutandovi con un coltello bagnato per ricoprire tutta la superficie.
Se la torta non è perfettamente liscia, create delle onde con il coltello, maschereranno i difetti che saranno gradevoli alla vista.
La vostra torta è pronta! Fatela raffreddare in frigo per almeno mezzora prima di servirla.
Buon appetito con i Native Joyfood!
Lorena oggi ci invia la ricetta di questo risottogustoso, insolito e di semplice preparazione che saprà stupire parenti e amici.
Ingredienti per due porzioni:
– 1 litro circa di brodo vegetale già salato a vostro gusto
– 160 grammi di riso Vialone nano o di altra qualità adatta per risotti
– Una noce di burro di cacao Pacari
– Mezza cipolla
– 1 cucchiaio di cacao di alta qualità inpolvereal 100% naturalePacari
– 30 g circa di formaggio Morlacco del Grappa o di caratteristiche simili
– Vino quanto basta
– Åkesson’s Bali Fleur de Sele Åkesson’s Pepe Bianco Penja del Camerun a piacere
– Granella di cacao Pacari per la decorazione
Preparazione:
Per prima cosa mettete a scaldare il brodo. Mentre la noce di burro di cacao si scioglie in una padella antiaderente ampia, tagliate finemente la cipolla. Fate soffriggere la cipolla: il burro di cacao ha un punto di fumo molto alto rispetto all’olio o al burro animale e, oltre a dare un ottimo aroma al piatto, vi permetterà di ottenere una doratura perfetta.
Aggiungete il riso al soffritto, lasciandolo tostare per qualche secondo, poi irroratelo con del vino e attendete che l’alcol evapori.
Iniziate quindi ad aggiungere gradualmente il brodo, come per un normale risotto, mescolando di tanto in tanto.
Alla seconda aggiunta di brodo, fate sciogliere nel mestolo anche il cucchiaio di cacao stando attenti a non formare grumi.
Continuate a versare il brodo poco a poco fino a ultimare la cottura.
Aggiustate di sale e pepe e mantecate con il Morlacco. Questo formaggio Veneto è molle, aromatico, delicato e sapido, perciò ben si sposa alla combinazione di sapori del cacao, che tenderà a risultare amarognolo. Se non trovate il Morlacco, potete sostituirlo con un formaggio di caratteristiche simili.
Impiattate decorando il piatto con un pizzico di cacao e, a piacere, spolverate con un cucchiaino di granella di cacao.
Buon appetito con i NativeJoyfood!
Friis-Holm Chocolate è un’azienda danese artigianale di cioccolato bean-to-bar, nata nel 2008, che opera in sintonia con i valori sostenibili: micro ecologia, singole origini di cacao autoctone e un modello di commercio diretto. Mikkel Friis-Holm crede che sia importante comprendere un prodotto per liberare il suo potenziale e pone particolare attenzione alle tavolette di cioccolato in purezza, per questo ha partecipato in Nicaragua al progetto per ritrovare e salvaguardare le specie autoctone dimenticate da secoli. Friis-Holm è anche molto attento alla sperimentazione: è stato il primo a realizzare con successo due tavolette di cioccolato identico che differisce solo nel processo di fermentazione e a realizzare una tavoletta con la cosiddetta Bad Fermentation.
Mikkel Friis-Holm ha partecipato a un progetto affascinante in Nicaragua, in collaborazione con scienziati stranieri e agricoltori locali, per l’individuazione e la valutazione di filamenti di DNA di piante di cacao autoctone da tempo latenti in piccoli appezzamenti del paese.
Nel corso degli ultimi decenni, soprattutto a causa della globalizzazione, il cacao dell’America Centrale è andato perduto a favore del caffè economicamente più redditizio. Tuttavia l’uso storico del cacao ha un legame più forte con queste terre risalenti alla civiltà Maya più di 3000 anni fa.
Una particolare attenzione viene messa ai fenotipi specifici che sono nativi a determinati da micro ecologie.
Al momento Friis-Holm sta lavorando con 7 differenti varietà autoctone dell’America Centrale, principalmente del Nicaragua e Guatemala. Nel 2015 la International Cocoa Organization ha riconosciuto il Cacao del Nicaragua come un Cacao Fine 100%. Solo 9 paesi nel mondo hanno questo riconoscimento.
Tutti abbiamo dei ricordi legati all’infanzia che ci riportano alle nostre radici più autentiche.
Per questo motivo voglio riferire ai lettori di Aruntam il racconto di Mariela che spero aiuterà a comprendere quanto siano importanti alcuni alimenti, per noi italiani “nuovi” o “esotici”, nella cultura e nelle tradizioni di altri paesi.
Per parlarvi dell’importanza della Quinoa nella mia vita, vorrei raccontarvi una esperienza della mia infanzia.
Come molti di voi sanno, i bambini tendono ad avere una certa preferenza per alcuni alimenti, rifiutandone altri: io in particolare non volevo mangiare la Quinoa.
Mia nonna, con cui ho passato tantissimo tempo da piccola, preparava numerosi piatti a base di Quinoa e amava ripetere che era un alimento eccellente che ci avrebbe fatto diventare forti e sani.
Provava in mille modi a convincere me e i miei cugini a mangiare la zuppa di Quinoa con patate e maiale. Preparava anche per colazione una “colada”, una bevanda dolce e calda a base di Quinoa a cui a volte aggiungeva l’uva passa, oppure i biscotti fatti con la farina di Quinoa.
Mia nonna provava a convincermi in tutti i modi. Una volta le è sfuggito che la zuppa era fatta di vermicelli (vista la forma della Quinoa una volta cotta in brodo) e questo, invece di motivarmi a mangiare, mi aveva molto spaventato.
Tutto questo durò fino a quando, durante un fine settimana, mia nonna preparò per il marito una bella zuppa di Quinoa e mio nonno, disturbato dalle nostre facce disgustate, ci sgridò e aggiunse che avremmo dovuto mangiare la Quinoa volentieri perché, se lo avessimo fatto, ci avrebbe ricompensato con una bella favola.
Noi, incuriositi, mangiammo velocemente la nostra zuppa e il nonno, come promesso, ci raccontò questa storia che non ho mai dimenticato.
Si dice che una volta, tanti anni fa, al tempo dei nostri antenati Inca, un bambino fin dalla tenera età si occupasse di sorvegliare gli orti: Las Chacras. Il bambino cresceva nei campi e, diventato giovane, venne incaricato di custodire Las Chacras di notte per evitare che qualcuno rubasse i prodotti. A volte il giovane andino si sdraiava sul prato per osservare le stelle e fu così che, una sera, notò una fulgida stella dorata il cui splendore lo conquistò. Da quel momento ogni sera il ragazzo sognava di stare vicino alla sua amatissima stella. Una notte, una di quelle in cui il cielo è più limpido delle altre, il giovane affascinato dalla visione della sua stella concentrò lo sguardo nel cielo e vide scendere dall’alto, a grande velocità, un gigantesco Condor, che si avvicinò a lui e lo invitò a salire a cavalcioni sul suo dorso.
Il ragazzo eccitato non se lo fece ripetere e immediatamente il Condor iniziò a volare sempre più in alto, fino a quando raggiunsero la stella più bella del firmamento: una meravigliosa stella dorata ricoperta da immensi campi di Quinoa. Il giovane curioso correva entusiasta tra i rami di Quinoa sorpreso da questa nuova e strana pianta. La stella felice accolse con gioia il giovanotto dell’altopiano andino che l’aveva ammirata dalla terra ogni notte, e gli offrì subito il suo cibo. Fu così che lui assaggiò per la prima volta la Quinoa. La stella gli rivelò i grandi poteri di questo alimento. Per qualche tempo il giovane rimase ad abitare sulla meravigliosa stella, scoprendo che ogni giorno diventava un uomo più agile e intelligente. Decise di chiedere alla stella di donargli il suo cibo prezioso da condividere con gli esseri umani. La stella, che si era innamorata del ragazzo andino, acconsentì alla nobile richiesta e gli permise di tornare sulla terra con i semi di Quinoa. Il giovane tornò al suo popolo e immediatamente seminò la Quinoa. Da quel momento la Quinoa diventò parte della dieta degli Incas. Capirono subito l’alto valore nutritivo dell’alimento e come consumarlo perché li faceva diventare più forti e più sani. Si dice che gli Incas ringraziassero la preziosa stella per questo generoso dono offrendo sacrifici, e che il ragazzo ogni sera si sdraiasse nel campo per contemplare la sua adorata bellezza.
Questa è la storia che mio nonno mi raccontò, come aveva fatto suo nonno con lui, e così via via indietro nel tempo, e con la quale riuscì a farmi apprezzare le pietanze deliziose preparate con la Quinoa da mia nonna.
Quando avrò i miei bambini racconterò anche a loro questa storia.
Forse è vera, o forse è solo un mito… ma di certo c’è il potere generoso di questo alimento.
Siamo lieti di annunciare che il 28 giugno, presso la Montclair State University – New Jersey – sono stati consegnati i premi degli International Chocolate Awards 2016, nel Round per le Americhe – Asia – Pacifico.
Gli International Chocolate Awards sono una competizione indipendente che mira a riconoscere e valorizzare le eccellenze mondiali nel campo del cioccolato fine promuovendo la qualità e supportando i contadini del cacao in tutto il mondo.
I produttori presenti in Aruntam: Pacari, Cacaosuyo e Marou hanno ricevuto numerosi premi a riconferma dell’altissima qualità dei loro prodotti. Riportiamo per chiarezza solo i premi vinti dai nostri produttori, l’elenco completo è disponibile sulla pagina ICA. Complimenti a tutti i vincitori per questo importantissimo riconoscimento!
Plain/origin dark chocolate bars
Silver: Pacari Chocolate (Ecuador) – Lacumbia 70%
Silver: Pacari Chocolate (Ecuador) – Los Rios 72%
Silver: Pacari Chocolate (Ecuador) – Montubia 70%
Silver: Pacari Chocolate (Ecuador) – Piura 70%
Silver: Pacari Chocolate (Ecuador) – Tutu Iku 70%
Bronze: Cacaosuyo (Peru) – Piura Select
Bronze: Marou – Faiseurs de Chocolat (Vietnam) – Dong Nai 72% Pod-to-Bar
Siamo molto felici di annunciare che due produttori di Aruntam – Åkesson´s e Marou – hanno vinto numerosi premi agli Academy of Chocolate Awards 2016.
L’Academy of Chocolate è stata fondata nel 2005 in Gran Bretagna.
I membri dell’Accademia si incontrano per gustare e discutere tutto ciò che riguarda il Cacao, dall’albero alla tavoletta. Lo scopo è quello di dare alle persone la possibilità di assaporare e conoscere il cioccolato finissimo e apprezzarlo grazie alla consapevolezza di una miriade di fattori: varietà genetica e come si coltivano i semi di Cacao, l’importanza del processo di fermentazione ed essiccazione, e tutto ciò che è necessario per creare un cioccolato gourmet di altissima gamma.
In quest’ottica vengono consegnati ogni anno i premi ai produttori di cioccolato che si sono distinti nel panorama mondiale.
*Dark Bean to Bar Under 80% / Fondente Bean-to-Bar inferiore all’80% Cacao GOLD
Akesson’s Organic Akesson’s Madagascar 75% Criollo Cacao SILVER
Akesson’s Organic Akesson’s Bali 75% Trinitario Cacao
Marou Marou Treasure Island BRONZE
Akesson’s Organic Brazil 75% Forastero Cocoa
Marou Marou Dak Lak
*Dark Bean to Bar Over 80% / Fondente Bean-to-Bar oltre l’80% Cacao GOLD
Akesson’s Organic Akesson’s 100% Madagascar Criollo Cocoa
*Bean to Bar Milk Over 45% / Al latte Bean-to-Bar oltre al 45% BRONZE
Akesson’s Akesson’s 55% Brazilian Dark Milk Chocolate
*White Chocolate Bar Unflavoured / Cioccolato Bianco senza aromi SILVER
Akesson’s Akesson’s 43% Madagascar White Chocolate
Questa è la libera traduzione di una antica leggenda del popolo Shuar che ben chiarisce quanto sia importante per loro il rito di bere la Guayusa.
Una mattina molto presto Mashurca, il più giovane degli Shuar, di carattere allegro, uscì baldanzoso per andare al fiume e mentre si tuffava nelle acque tranquille giù per la corrente del fiume, gli si presentò una bella ninfa, con un vestito vaporoso e una lunga tunica simile a quella di una sposa che si perdeva nella tenue nebbiolina.
Si fermò fluttuando nelle acque e gli disse di non avere paura di lei perché era conosciuta come una dea (Tzunky) buona, che veniva solo per insegnargli a preparare la tradizionale Guayusa, le cui foglie portava nelle sue braccia tornite.
Consegnò le foglie a Mashurca dandogli alcuni consigli per il loro uso.
Il giovane, seguendo le indicazioni ricevute, preparò la bevanda aromatica e tutti gli amici restarono molto compiaciuti e meravigliati.
Da quel momento Mashurca ebbe l’incarico di cuocere la pozione tutte le mattine, però nessuno sapeva quale fosse il suo segreto, poiché all’alba andava al fiume a ricevere la Guayusa che la dea gli portava.
Passò del tempo e molte lune in questo modo.
Fino a quando una mattina la misteriosa Tzunky, che si era innamorata del giovane Shuar, gli propose di percorrere con lei gli intricati cammini della grande foresta, varcando le cascate e i greti cristallini dei fiumi, per portare il segreto della Guayusa fino ai paesi più remoti.
Come ricompensa prometteva di donargli a ogni alba l’eterna giovinezza, per sempre.
Mashurca aveva paura e non accetto l’offerta della dea dei venti, dei boschi e dell’acqua.
Accadde quindi che, ferita nella sua vanità e nella sua superbia, la maga lo trasmutò in un fitto albero dalla figura umana per fare ombra agli uccelli.
Mille farfalle di bei colori volteggiavano tra i suoi rami e spargeva nell’ambiente fragranze profumate.
Quella mattina non vi fu la calda bevanda e tutti andarono a cercare Mashurca, però trovarono solamente, in riva al fiume, un albero frondoso di Guayusa dalle foglie verdi.
La leggenda narra che dovettero passare molte stagioni e molti soli affinché il giovane Shuar recuperasse la sua figura maschia e la sua personalità come uomo della foresta.
Il nome Cacaosuyo deriva dall’unione delle parole “Cacao” e “Suyo” che in lingua quechua significa regione, infatti l’impero Inca era chiamato Tahuantinsuyo: territorio di quattro regioni (Ecuador, Bolivia, Cile e Perù). Cacaosuyo cerca di preservare il sapore unico del cacao fine che si sviluppa in tutto Tahuantinsuyo, in particolare in Perù.
Cacaosuyo nasce nel 2012 quando un gruppo di imprenditori appassionati decide di creare un cioccolato di prima qualità in Perù. Il primo proposito è quello di preservare la genetica del cacao Fino e De Aroma. Tutto questo viene fatto a stretto contatto con i contadini delle diverse regioni perché entrino in pieno diritto nella catena di valori del Cacao, coltivando un prodotto di qualità e migliorando allo stesso tempo le loro condizioni di vita economica, sociale e culturale.
La fabbrica si trova a Lima e si distingue dalle altre aziende per l’innovazione dei suoi processi produttivi. Cacaosuyo lavora solo cacao pregiato come quello nascosto nella vastità dell’Amazzonia peruviana o nella regione di Piura, dove cresce il rarissimo Cacao Blanco, un cacao albino, dalla cremosità sorprendente con note citriche e di noce.
L’altissima qualità raggiunta da Cacaosuyo lo ha portato a vincere già numerosi premi internazionali. Per esempio il Piura Milk agli International Chocolate Awards di Londra 2015 ha vinto l’Oro Mondiale per la miglior tavoletta di cioccolato al latte al mondo e il premio “Best in competition”.
Scoprite il cioccolato Cacaosuyo e svelerete il segreto meglio celato dagli Inca.
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